Un “contropiede” per rilanciare sui valori
Calcio d’inizio per la quinta edizione della Clericus Cup. Presentato ufficialmente venerdì 25 marzo, quello che è stato da tutti ribattezzato come “il mondiale vaticano”, vedrà scendere in campo 16 squadre con 368 seminaristi e sacerdoti dei collegi pontifici, provenienti da 65 diverse nazioni. Tra le novità di quest’anno la prima partecipazione ufficiale di un Vescovo nella squadra del Collegio Urbano e la presenza in panchina, come mister, di un grande ex del calcio italiano, Felice Pulici, indimenticabile portiere della Lazio che ha vinto lo scudetto e oggi allenatore degli Agostiniani. La Clericus richiama immediatamente l’idea di una sorta di Mondiale. Mi piace però l’idea di accostare a questa splendida manifestazione anche l’idea dell’Olimpiade, perché essa, tra le tante suggestioni, ha anche quella di “accendere la luce” su realtà che restano in ombra nella normalità. Ci sono discipline sportive delle quali per anni non si parla quasi mai, ma che, in occasione delle olimpiadi, diventano patrimonio di tutto il Paese: così il canottaggio, il nuoto, la scherma. È bello pensare che anche la “Clericus” porti con sé questo effetto “illuminante”. La Clericus non è solo un campionato (e di ottimo livello tecnico). Dentro e dietro la manifestazione c’è lo splendido universo dello “sport in oratorio”, vissuto quotidianamente in migliaia di parrocchie di tutta Italia. Uno sport quasi sempre poco visibile, mai protagonista, abituato ad vivere ed ad agire nell’ombra. Ma anche uno sport straordinariamente importante, che rappresenta una delle ricchezze più preziose del sistema sportivo italiano e della società del nostro tempo. Uno sport che punta ogni giorno alla vittoria più difficile e più bella: educare alla vita ogni ragazzo ed ogni ragazza che incontra. Ed allora ben venga la Clericus, occasione unica e irripetibile per accendere i riflettori sul rapporto uomo di sport e uomo di fede, tra chiesa e sport, tra ragazzi e vita in Oratorio. Uno sport che oggi è capace di giocare in “contropiede” di fronte all’urgenza educativa del nostro tempo e di fronte alla crisi di valori dello sport moderno. Dove quel “giocare in contropiede” significa rilanciare sui valori e confermare una presenza. Siamo presenti, sia per mettere in campo tutte le potenzialità che lo sport può offrire sui temi educativi, come pure per aiutare il sistema sportivo (anche quello professionistico) a recuperare quei valori che talvolta si perdono lungo il cammino. Uno sport che non solo non è di serie B, ma che rappresenta una delle più grandi Eccellenze che si possano immaginare. Uno sport che vuole rispondere alla fiducia e all’attesa che tutta la Chiesa italiana ha nei confronti di chi utilizza l’attività sportiva come “strumento” per far incontrare i valori veri della vita e per far crescere la speranza nelle persone.